1963

scritto da uaiT
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Testo: 1963
di uaiT

l'odore della gomma dei palloni e il rumore stridulo delle suole sul parquet.

una palestra, oppure tutte, un imprinting piú efficace di qualunque altro studiato apposta.

una divisa blu, ne ha visti di tappeti prima di questo, sa farne un vanto.

gli occhi che scandagliano lo spazio con mille buone scuse, ma veramente cercano me.

ogni movimento contiene una consapevolezza nuova, ti mostro di proposito una gamma di istantanee. 

poi saluti frettolosi, luci, sbam! di portiere, motori avviati che sbiadiscono via.

gli spogliatoi che hanno perso la loro utilità sono freddi, vecchi e squallidi: magazzini, ripostigli.

nella penombra, sento i tuoi passi come un'attenta sentinella, i sensi estesi, vecchi millenni di sopravvivenza.

attacco e fuga non scendono mai a patti, ma è diventato ormai casa quel dibattito forte.

il respiro frena per non cadere giú, lavora instancabile di anticipazione ogni bit di energia: 
dove sentirò il primo, elettrico, contatto delle tue dita prendermi? 

ecco il dettaglio che vale ogni rischio: i tuoi occhi di predatore, accesi di un fuoco che non puoi nascondermi, ti muovi leggero e veloce, prepari l'agguato.

quante persone sanno questa segreta verità di te? 

il corpo veloce precede i sensi, informazioni sparse e fitte come un temporale: schiena - muro - freddo.

e fruscio di abiti, e ancora odore di gomma, ma sotto anche cuoio e legno, ti inspiro per sentire che sapore hai.

la pressione del corpo sovrasta, umido e frenesia di lingue, labbra, morsi, voglio respingerti? dentro cedo, con un gemito sorpreso e soffocato, lo voglio, lo volevo da settimane. 

non so ancora chi sei davvero, ma le tua dita trovano una strada che è sempre la stessa e non mi chiedono niente. 

sento duro, spingere, urgenza.
cambia scenario: ora negli occhi piastrelle - gres, arancione, brutte - nelle orecchie ringhiano i tuoi respiri corti.

entri dentro e stracci la fantasia con un gesto lungo, curvo, potente, sempre lo stesso di quei ricordi, antico rifugio.

qualche parola, spezzata in un sussurro, gronda di voglia, ancora e mai abbastanza. 

ne sa fare di cose il corpo che dosa un'abbondanza di idee, tutte buone, e l'atto schiavo del limite.

anche dove non sai, prendi quello che riesci, non incontri resistenza, solo risposte.

ora non scorre il tempo, ma sappiamo che ne sarà comunque passato troppo, la linea sotto i piedi, trascorsa e dimenticata. 

solo un momento di contatto, occhi negli occhi, mentre l'incendio intanto -
ancora ti vedo vero, e tu adesso sai cosa sono.

muscoli tesi - costrizioni di stoffa - pelle adesa, cerco il piacere dentro di te come qualcosa di mio che non devi togliermi, mi appartiene, lo rivoglio. 

cerchi il piacere come un sollievo da ogni tensione, solo per un secondo, prima della colpa. 

schiaccio gli occhi chiusi mentre il mondo finisce, non voglio vederlo, guardarti.

buio - silenzio carico - attesa vibrante

il cuore torna normale e che banale sorpresa la leggerezza da ridere di complicità: è sempre lo stesso ebbro effetto, con un ordigno nascosto tra le mani, invece. 

"non so cosa farne di tutto questo" 

nemmeno io.
non l'ha ancora capito nessuno, per questo continuiamo tutti a sbattere e inciampare una contro l'altro.

1963 testo di uaiT
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